Essere attuario, in Italia e all’Estero, significa non conoscere disoccupazione. Anzi. Si tratta di una tra le professionalità più richieste sul mercato e la migliore secondo la classifica del careercast.com, il portale di ricerca globale che nel 2015 ha incoronato lo statistico attuario come migliore professione negli Stati Uniti. E nel futuro la domanda è destinata a crescere: la ritirata del Welfare, sia nel settore sanitario, che in quello pensionistico e i cambiamenti climatici richiederanno specialisti capaci di calcolare le conseguenze economiche collegate ai rischi, cercando di determinare l’andamento futuro di variabili demografiche ed economiche.
L’attività dell’attuario trova la sua essenza ovunque ci sia un rischio e, quindi, in particolare nel settore assicurativo, previdenziale e nelle attività finanziarie. La crescente domanda di assicurazioni private contro eventi avversi, di cui lo Stato non può più farsi carico con sanità pubblica e pensioni, determina che chi si occupa del risparmio a lungo termine avrà sempre più bisogno di questo tipo di professionalità. Inoltre, il riscaldamento globale del Pianeta farà aumentare le richieste di assicurazioni contro quegli imprevisti, come allagamenti, frane, cedimenti del terreno, che mettono a rischio case, aziende, ospedali, città intere. Salvaguardarsi da tali eventi non riguarderà solo i singoli, ma anche le imprese, gli enti territoriali, le metropoli.
Tutto ciò sta determinando una richiesta molto elevata di figure professionali come lo statista attuario, domanda spesso superiore all’offerta.
In Italia esiste un Albo di attuari riconosciuti: ce ne sono appena mille, di cui 60 solo all’INPS. Nel mondo stanno superando le 100mila unità, di cui 23mila in Europa. Ma la domanda di chi sarà capace a calcolare la probabilità che un rischio sia avveri è destinata ancora a crescere, ferma restando la forte presenza, già ad oggi, nel settore assicurativo (dove lavora circa il 30% degli attuari) e in quello delle Authority (dove sono il 5%); le maggiori opportunità si creeranno soprattutto nella previdenza e nei fondi sanitari (22%), nella libera professione (18%), nel mondo della finanza (10%), ma anche nelle imprese non finanziarie (8%) e in altri comparti produttivi (7%).
Per diventare attuari è necessario conseguire la laurea magistrale in Scienze statistiche, attuariali e finanziarie, in Finanza, oppure in Scienze statistiche, ai fini dell’ammissione all’esame di stato per l’abilitazione e l’iscrizione all’Albo di categoria.
Al momento, in Italia, sono ancora pochi i giovani che scelgono di percorrere questa strada, nonostante il fatto che l’attuario non conosca disoccupazione. Naturalmente, coloro che decidono di intraprendere tale professione debbono possedere un ottimo rapporto con la matematica. Gli attuari però non studiano questa materia in modo astratto: al contrario, devono applicarla a situazione reali e ciò comporta un maggiore coinvolgimento degli studenti. Se un tempo era una Facoltà o un lavoro per pochi, oggi le iscrizioni sono cresciute fino al 30%, anche grazie a un’opera di sensibilizzazione presso le Università da parte degli esponenti dell’Ordine.